lunedì 21 agosto 2017

Finalmente l’eclisse totale del 21 agosto 2017

È arrivato il grande giorno dell’escissi… e noi siamo in ritardo, perché la sera prima abbiamo visto lo spettacolo di rodeo a Cody, città di Buffalo Bill, che dista parecchie ore di macchina da qui. Volevamo arrivare nei pressi di Casper, visto che la comunità mondiale degli astrofili ha indicato i suoi dintorni come punto ideale per l’osservazione (paesaggio desertico, spazi aperti, aria pulita per i 1600 metri di quota e scarse precipitazioni), ma avevamo paura della confusione. Ci fermiamo così 160 km prima, lungo la linea centrale di totalità, poco lontano dalla città di Shoshone, in uno dei tanti spazi lungo la strada dedicati al parcheggio. Lì ci sono già diversi appassionati di astronomia con strumenti all’avanguardia, e ce li fanno usare, contenti di condividere questa loro passione. Così, durante l’attesa, vediamo con i loro cannocchiali il disco solare e le sue numerose macchie scure, che cambiano di giorno in giorno.
Con il passare del tempo arrivano numerose persone, tutti turisti, molti europei. Un gruppo di 14 spagnoli sono alla loro ottava eclissi totale.
C’è una bella atmosfera euforica con scambio di battute e foto tra americani, tedeschi, spagnoli, italiani. È bello aspettare l’eclissi in compagnia, ha decisamente un valore in più.
Per noi è la seconda eclissi totale (Ruggero ha visto anche quella europea del 1999), l’altra l’avevamo vista in Cina nel 2009, ma il cielo era velato. Qui invece è tutto limpido nella parte centrale, solo qualche nube in lontananza che non crea problemi.
Come sa chi ha visto un’eclissi totale, il momento importante sono i circa 2 minuti di totalità, durante i quali la Luna oscura totalmente il Sole e cominciano a comparire i pianeti e le stelle più importanti. Anche gli istanti che precedono e seguono la totalità sono moto suggestivi. Sorge il vento, gli uccelli smettono di cantare, il colore delle cose diventa strano, come quello prima di un temporale. E poi arriva l’”anello di diamante”, cioè quel punto luminoso intensissimo che precede di pochi istanti l’inizio dell’eclissi e che ne segna successivamente la fine. Forse è il momento più significativo dell’intero evento. Difficile da descrivere, problematico da filmare.
Le urla delle persone, l’alone bianco intorno alla Luna durante la totalità, l’orizzonte luminoso a 360°, Venere che compare per prima nel cielo scuro: cosa ascoltare, cosa guardare, cosa non perdere, in quei soli due minuti? Mentre pensi a tutto questo è già passato il tempo e compare il primo raggio di Sole a ricordare la fine di questa breve emozione, quell’istante che non dimenticherai mai e che ti sprona a cercare informazioni sul prossimo evento. Perché l’eclissi totale è così, una volta provata non puoi più farne a meno. Ce lo conferma una coppia settantenne di Livorno: hanno visto da bambini l’eclissi totale del 1961 che ha sfiorato la Liguria (per il resto dell’Italia l’eclissi è stata solo parziale)  e da allora le rincorrono sempre. Una sindrome da “totalità” che ti porta a ripetere l’esperienza…allora ti informi e scopri che la prossima eclissi totale in Europa sarà solo nel 2026, nel nord delle Spagna. Se si vuole vederla prima bisogna andare in Cile, il 2 luglio del 2019, oppure in Asia, il 26 dicembre dello stesso anno (anulare).
In Italia la prossima eclissi totale ci sarà solo nel 2081...
Un grazie particolare a Michael Spooner, di Arizona City, costruttore di telescopi, che ci ha permesso di osservare il cielo, e le varie fasi dell'eclissi, attraverso i suoi strumenti. 

Un momento di parzialità fotografato con
la nostra macchina fotografica al massimo dello
zoom, mettendo gli occhialini di protezione davanti.
Si notino le piccole macchie solari


Il famoso "Anello di diamante".
Dura pochi istanti,
 ma è di un bagliore indescrivibile.
Foto di un amico che l'ha
osservata con noi
Particolare della corona solare
fotografata dall'amico Michael Spooner

Foto dell'amico astronomo Michael Spooner.
Si vede benissimo la corona solare
e le esplosioni di plasma

Gli aloni bianchi intorno alla  Luna durante la totalità.
Foto ottenuta sempre con la nostra macchina fotografica.


Davanti all'obiettivo viene posto un foglio di
Mylar, un materiale che protegge gli occhi
Divertimento e stupore...in compagnia
Loro hanno scelto di vederla così...
Questi fanno sul serio...
Lui sta cercando di afferrare tutta l'energia dell'evento...
Con gli occhialini si vede il sole piccolo piccolo,
ma è sempre una emozione
Questo ragazzo spagnolo è alla sua ottava eclissi

Qui dentro la vedo proprio bene...


Michael Spooner, l'amico di Arizona City
che costruisce questi telescopi e che
 gentilmente ci ha permesso di guardare
attraverso i suoi strumenti

Visione comoda...

domenica 20 agosto 2017

Il fantastico parco di Yellowstone

Lasciamo il Galcier verso del 18, in tempo per goderci il tramonto lungo la strada ingiallita dall’aridità e dalle coltivazioni di grano. Mancano poco più di tre giorni all’appuntamento con l’eclisse a Casper e li vogliamo passare allo Yellowstone National Park, uno dei parchi più belli degli stati Uniti, nonché il primo ad essere stato istituito nel lontano 1872. Impieghiamo più di un giorno ad arrivarci dormendo la prima sera nella città di Great Falls. Guidiamo tutto il giorno successivo, sempre fermandoci a fare delle foto quando troviamo dei paesaggi che ci interessano. Arriviamo a Cooke City, la città vicina all’ingresso nord del parco, giusti per l’ora di cena, che ci concediamo a suon di birra in un vero saloon (Miners Saloon, Cooke City).
Lo Yellowstone è il cratere di un supervulcano ed è suddiviso in cinque regioni, ognuna delle quali presenta un diverso ecosistema. I suoi 250 geyser, la metà di tutti i geyser del mondo, è sicuramente l’attrazione principale. Ma il parco ha molto di più: intere mandrie di bisonti, gli orsi grizzly, lupi, uccelli di vario tipo, numerose sorgenti termali dai colori sgargianti, cascate maestose e uno dei laghi alpini più grandi del mondo (tutti i laghi della Terra al di sopra dei 1.600 metri di quota vengono chiamati “alpini”, questo si trova addirittura a 2.400 metri), lo Yellowstone Lake. Numerose sono le passeggiate, alcune su passerelle, che girano intorno alle sorgenti che sgorgano fango o vapore dalla terra. Bello, tutto molto bello. Eravamo già stati qui per due giorni nel viaggio precedente e ci stiamo altri due giorni ora, rivedendo volentieri le cose già viste e vedendone molte altre di nuove.
Lo spettacolo principale del parco è l’Old Faithful, un geyser che ogni 90 minuti circa emette un getto di acqua bollette che arriva all’altezza di 60 metri. L’Old Faithful Inn è un grande albergo in legno che ha un grande ristorante self service a prezzi contenuti (lo consigliamo) e un portico dove è bello sorseggiare un cocktail comodamente seduti mentre si aspetta che il geyser erutti.
Non si può dormire nel parco, se non nelle zone designate, e i campeggi sono sempre pieni. La cittadina più vicina è la West Entrance Station, dove si può trovare di tutto.
Nel pomeriggio del secondo giorno usciamo dal parco per l’ingresso est, puntando alla bella città di Cody, autentica città del Far West che ospita un enorme museo dedicato a Buffalo Bill. La sola strada per arrivarci merita la visita: un lungo altopiano con estese praterie e disseminato di ranch a destra e sinistra. Il presidente Theodore Roosevelt le ha definite “le 50 miglia più scenografiche del mondo”. Prima di arrivare a Cody si incontra un lago artificiale dove si può ammirare il tramonto riflettersi sull’acqua.
Arriviamo a Cody alle 20, giusto in tempo per partecipare al rodeo serale di due ore (20$ a testa). Eravamo un po' titubanti se vedere o meno lo show, invece lo spettacolo è stato molto bello.

Alle dieci di sera, finito lo spettacolo, ci rendiamo conto che l’indomani abbiamo appuntamento con l’eclissi e mancano ben 350 km a Casper… sarà una lunga notte di guida… 

Mandrie di bisonti girano
libere per lo Yellowstone

I colori dell'Abiss Poll di fronte
al lago Yellostone, un lago alpino
posto a 2.400 metri di quota

L'ingresso settentrionale del parco,
presso la città di Cooke


Passerelle sopra i geyser e le pozze colorate

Dove non arriva il fuoco ci pensa
l'acido a far morire gli albero

Il geyser più alto del parco: l'Old Faithful.
Migliaia le persone che ogni 90 minuti
aspettano la sua eruzione

La Grand Prismatic Spring,
una  delle pozze più belle

L'osservazione dei bisonti...
a debita distanza

I colori intorno alla Grand Prismatic Spring

Le piscine di travertino del Minerva Point

Gli alci dello Yellowstone

Tristi immagini di un recente incendio

La Grand Prismatic Spring vista da vicino

Una montagna di corna di alce davanti ad un ranch

Uno dei tanti ranch prima di arrivare alla città di Cody

Mandrie di cavalli libere per la prateria

Una ferrovia nel deserto del Wyoming


Una prova durante il rodeo di Cody (12 sec.)

sabato 19 agosto 2017

Glacier, il famoso parco dei ghiacciai

Lasciamo a malincuore Seattle e l’ennesimo parcheggio della Walmart alla periferia della città. Walmart è un colosso negli States, al pari di Google e Microsoft (tanto che pochi giorni fa Walmart e Google hanno stretto un accordo per la vendita di prodotti freschi online, cercando di contrastare Amazon), con una catena di alcune migliaia di supermercati aperti 24 ore e dove si trova di tutto: collegamento libero a wi-fi, ristorazione all’interno e un enorme parcheggio che di notte diventa un piccolo campeggio per camper, roulotte e gente che come noi dorme in auto-camper. Solo nell’Oregon abbiamo trovato il divieto di sostare la notte nei parcheggi dei supermercati.
La nostra meta è il famoso parco nazionale dei ghiacciai (Glacier National Park), situato nel Montana, al confine con il Canada. Il parco racchiude due catene montuose, oltre 130 laghi, 1.000 specie di piante e centinaia di specie di animali, tanto da essere definito la “summa dell’ecosistema continentale”. Dal 1995 è patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Deve il suo nome alla presenza dei circa 150 ghiacciai al momento della sua istituzione nel 1910; tuttavia, a causa del riscaldamento climatico ne rimangono appena una trentina. Un parco che bisogna quindi “affrettarsi di vedere” perché potrebbero sciogliersi tutti entro il 2030.
L’attore Robin Williams, riferendosi a questo parco, ha detto: “Se questo non è il giardino di Dio, egli certamente abita nei paraggi.
Purtroppo questo importante parco è anche il più remoto e il più lontano; non è facilmente raggiungibile da nessuna città. Lontanissimo da San Francisco (2.000 km), da Denver (1.500 km) e da Seattle, dalla quale però dista “solo” 900 km. Ed è proprio per questo che dedichiamo un’intera giornata per tentare di avvicinarci, percorrendo inizialmente la famosa Interstate 90, l’Highway più lunga degli Stati Uniti che con i suoi 5.000 km collega la costa pacifica a quella atlantica, dove, perlomeno, in qualche tratto si può viaggiare addirittura a 80 miglia all’ora, pari a 128 km/h! Un aspetto positivo durante le tante ore di guida è il fatto che i paesaggi americani cambiano continuamente e sanno renderti piacevole anche un'intera giornata passata in auto. La sera arriviamo in tempo alla città di Kalispell per mangiare qualcosa e poi a Columbia Falls per dormire, proprio a ridosso dell’ingresso ovest del parco Glacier.
Dedichiamo l’intera giornata successiva al parco, percorrendo l’unica strada che lo attraversa, costruita nel 1932 e conosciuta come Going to the Sun Road ( o Strada del Sole). Oggi questa strada lunga 85 km, con il Passo Logan ad oltre 2.000 metri, è considerata un luogo storico degli Stati Uniti, nonché una delle strade panoramiche più belle del paese.
Malgrado sia uno dei parchi più amati dagli statunitensi, e lo si capisce dalla marea di gente che troviamo in giro, noi non lo troviamo così interessante, per lo stesso motivo per cui non ci era piaciuto lo Yosemite National Park, cioè per il fatto che sono troppo simili alle nostre montagne prealpine o appenniniche e sinceramente meno interessanti (per noi, ripeto) delle nostre Dolomiti.
Quindi, dopo aver percorso l’intera strada panoramica e fatto un’escursione di oltre 5 km (due ore) per visitare alcuni laghi interni dal belvedere dell’Hidden Lake Overlook, prima del buio ce ne andiamo per avvicinarci allo Yellowstone National Park. Quest’ultimo sicuramente ci piace, visto che ci siamo già stati, e lo visitiamo volentieri nuovamente.

Impieghiamo anche qui un intero giorno di auto per passare dal parco del Glacier a quello dello Yellowstone, anche perché ci fermiamo continuamente a fotografare il fantastico outback del Montana.

L'ingresso del Glacier, raggiunto
dopo un intero giorno di viaggio

Il centro visitatori dell'ingresso ovest,
un posto essenziale per ottenere informazioni

Attenti, questa è la terra degli orsi!

I fiori del parco Glacier

La montagna più fotografata del Glacier

La bella passeggiata su passerelle per
raggiungere l'Hidden Lake Overlook

Gli autobus storici portano i turisti lungo
 gli 85 km di strada panoramica  del Glacier

Alberi bruciati: gli incendi sono un
problema costante in tutti i parchi

L'outback del Montana

L'ingresso del Nelson Ranch

Le desertiche strade americane e la linea centrale
scavata per segnalare l'eventuale  uscita di strada


Vicino al Glacer c'è la riserva indiana dei Piedi Neri, 
molte case indiane conservano una tenda vicino 


Il parcheggio del Walmart dove si può dormire
la notte insieme ad altri campeggiatori

venerdì 18 agosto 2017

Seattle, la città di smeraldo

Arriviamo a Seattle attraverso strade a sei corsie, con i grattacieli che si stagliano sullo sfondo. La cosa che stupisce ogni volta che si arriva in una grande città americana è la possibilità di guidare fino alle vie centrali senza divieti e senza il traffico che assilla le città europee. Lasciamo l’auto in uno dei tanti parcheggi a pagamento proprio a ridosso del Columbia Center, un grattacielo in vetro del 1985 che con i suoi 284 metri è l’edificio più alto di tutto il Pacific Northwest. Dalla splendida piattaforma panoramica al 73° abbiamo una vista a 360° sulla città e sul suo porto. Questa piattaforma è cento metri più alta dell’altro famoso punto di osservazione di Seattle, nonché il suo simbolo, lo Space Needle, alto “solo” 160 m.
Bella questa città. Bella dall’alto. Bella dal basso. Ce ne innamoriamo subito. Città piena di vita, di giovani, di fascino.
Camminando lungo il molo ci avviciniamo al Pike Place Market, un caleidoscopio di rumori e di odori dove si vende di tutto, soprattutto cibo. E proprio in questo quartiere si trova il primo Starbucks del mondo e della storia, quello che ha dato vita alla famosa catena di negozi sparsi in tutto il mondo. Sarebbe bello fare qui la colazione, ma la coda di persone all’esterno del negozio è così lunga che c’è addirittura una guardia a regolarla. Ci fermiamo invece da Beecher’s, il mondo del formaggio, che viene prodotto nella stanza accanto, separata da una vetrata da cui si può osservarne la lavorazione. Mangiamo una pasta al formaggio servita su una coppetta da gelato (6,5 $), buonissima, così buona che ne compriamo una seconda.
Lungo le strade sotto il mercato di Pike, attraversando la graziosa via di Post Ally, si arriva al Gum Wall: qui migliaia di chewingum colorate sono state appiccicate alle pareti creando un effetto davvero particolare.
Per spostarci più a nord prendiamo la mitica monorotaia, un treno sopraelevato che percorre i 2,5 km che separano il centro dall’Olympic Sculpture Park, dove si trova lo Space Needles. Non saliamo in questa torre perché abbiamo ancora il biglietto valido per salire al Columbia, al tramonto. Andiamo invece al vicino EMP, il museo della pop culture, con mostre dedicate ai Nirvana e a Jimi Hendrix.
A due passi dallo Space Needles c’è un’enorme struttura, sede della fondazione di Bill e Melinda Gates. Bill Gates è nato proprio a Seattle e vive in un’enorme villa sul lago Washington, ad una ventina di chilometri da Seattle. La villa, super tecnologica, è valutata 150 milioni di dollari e ogni anno costa un milione di dollari solo di tasse!
Abbiamo giusto il tempo di fare un giro veloce a Pioneer Square, il quartiere più antico di Seattle, che è ora di risalire in cima al Columbia per osservare il tramonto dall’alto.
Alle 23 usciamo dalla città, indecisi se fermarci anche il giorno successivo: la città è interessante e ci mancano ancora alcune cose da vedere. Decidiamo di non rimanere e seguire il programma che ci eravamo preparati. In fin dei conti bisogna lasciare sempre qualcosa di non visto in un posto per avere un motivo valido per tornarci… 

Seattle vista dal 73° piano del Columbia Center

La zona del porto intorno al Pier 50

L'interno del Pliki Place Market

Gum Wall: il muro di chewingum

Il monte Rainier con i suoi 4392 metri
domina la città di Seattle

Una pasta da Beecher's servita
in una coppa da gelato

Questo è il primo locale Starbucks
della storia e del mondo.
Tutto è partito da qui

L'Olympic Sculpture Park e il museo della pop culture

Una via di Seattle vicino al mercato 

La biblioteca della città

La vista serale dal Columbia
con l'indistinguibile sagoma dello Space Needle

La fondazione di Bill e Melinda Gates
è una struttura enorme nel centro città

I bus trasportano anche le bici...davanti

Il treno su monorotaia che collega il
centro con l'aera dello Spice Needle

...come riciclare i chewingum